La pieve di Piobesi è uno dei più importanti monumenti romanici della Provincia di Torino. Risale probabilmente all’XI secolo, ma conserva tracce di un precedente edificio religioso del V-VII secolo. Costruita con mattoni, ciottoli e parte di materiale di spoglio di edifici romani di età tardo imperiale, la chiesa racchiude interessanti cicli affrescati che datano dall’XI al XVII secolo.
La tecnica costruttiva (murature a conci disposti a spina di pesce, con inserimento di pietre di fiume e ampie porzioni di materiale lapideo romano) rimanda sicuramente ai secoli attorno all’Anno Mille, ma gli scavi, compiuti dalla Sovrintendenza nel 1997, hanno riportato alla luce i resti di un grande edificio di culto databile al V-VII secolo, di cui è possibile ammirare, all’interno della pieve, i resti di un abside e forse la base di una vasca battesimale ad immersione. La facciata della pieve di San Giovanni è a capanna, come in molte chiese romaniche; il portale è ornato da un ampio ciclo di affreschi datati 1359, opera dell’anonimo “Maestro della lunetta di Piobesi”. Sempre in facciata è possibile ammirare una lastra dedicatoria tardoimperiale romana e una croce forse longobarda, murata in alto. Stupende i tre absidi, che costituiscono l’elemento di maggiore evidenza dell’edificio.
L’interno è a tre navate: le minori sono divise dalla navata centrale da arcate. La navata di destra è sfondata per l’inserimento, nel XVIII secolo, di una cappella devozionale (nella muratura è murato un pilone votivo con bella pittura del XV-XVI secolo, raffigurante una Madonna con Bambino). Nel catino absidale, dietro l’altare sono conservate pitture molto antiche, secondo alcuni critici databili all’XI secolo, di probabile scuola ottoniana: un Cristo sul Trono, con il Libro dell’Apocalisse chiuso, posto all’interno di una mandorla, domina le figure dei Santi e degli Apostoli, dipinti con modi bizantineggianti.
Sulle pareti delle navate e nei catini absidali minori si conservano alcuni importanti affreschi databili al XV-XVII secolo: in particolare sono apprezzabili Santo Stefano, San Pietro, santa Maria Maddalena, San Bartolomeo e San Bernardino da Siena (XV sec.), una interessante pittura con il Padreterno, la Madonna col Bambino, San Rocco e San Giovanni evangelista, posti all’interno di un paesaggio rinascimentale, con architetture che richiamano le cinquecentesche pitture della Chiesa dell’addolorata di Osasio e le grottesche del bellissimo porticato in terracotta del Castello della Rovere di Vinovo. Un ciclo devozionale, posto all’interno di una cappella secentesca, potrebbe essere stato dipinto in occasione della pestilenza del 1630, considerando i Santi taumaturghi che vi sono raffigurati (San Grato, San Giovanni Battista, Sant’Antonio abate, San Rocco e San Sebastiano.