Il 9 e 10 giugno 2012 la Sovrintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità, la Sovintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte e la Soprintendenza per i Beni Paesaggistici ed Architettonici del Piemonte hanno concesso l’esposizione di alcuni preziosi arredi mobili dell’antica chiesa plebana. Sono quindi tornati all’attenzione del pubblico – seppur per poche ore – oggetti che da tempo sono stati asportati per evitare furti. Essi sono una testimonianza preziosa della ricchezza del patrimonio artistico piobesino. Un’anteprima di buon auspicio nei confronti della volontà delle varie Amministrazioni succedutesi di radunare questi tesori in una unica area museale. accompagnamo il visitatore con le schede curate dal dr. Claudio Bertolotto, per lungo tempo funzionario della Soprintendenza che ha seguito i lavori alla pieve con amore e competenza.
Il tabernacolo e il tronetto, in legno intagliato e dorato a foglia, si possono datare verso la fine del ‘600. In particolare i caratteri stilistici degli intagli del tabernacolo, di altissima qualità, suggeriscono una datazione fra il terzo e l’ultimo quarto del secolo (si possono riscontrare talune analogie con il coro ligneo e con l’altare di S. Bonifacio realizzati nel 1685-87 da giacomo Braeri e collaboratori per l’Abbazia di Casanova presso Carmagnola), Il tronetto potrebbe essere di epoca un poco successiva, fra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700.
I candelieri, in legno intagliato e meccato, si possono datare alla prima metà del ‘700.
Il forziere in legno intagliato presenta simboli sacri con scrittura gotica e induce a pensare che si tratti di una cassa destinata a contenere suppellettili liturgiche o libri sacri e documenti. La presenza del trigramma di San Bernardino (morto nel 1450) suggerisce una datazione alla seconda metà del ‘400 o al secolo successivo. L’intaglio nel coperchio, forse posteriore, è un probabile adattamento a cassetta per le elemosine.
Gli arredi furono ritirati dalla Soprintendenza alle Gallerie del Piemonte negli anni ’50 del Novecento per sottrarli ai danni e ai rischi di furti a cui erano soggetti, essendo la chiesa sita in un luogo isolato e in stato di abbandono. Restaurati con fondi statali negli anni ’90, sono stati riconsegnati al Comune di Piobesi Torinese e non ricollocati nella chiesa per mancanza dei requisiti di idoneità.